Grazie ad una congiuntura astronomica ho esposto all'interno della bella collettiva GAM - GIOVANI ARTISTI MANTOVANI presso la casa del Mantegna (per visitare la mostra qui )
con questa opera scelta dall'attento Gianfranco Ferlisi : Fluttuante. Madre
Quando ero al liceo desideravo ardentemente "diventare artista" perchè la mia non era una passione ma un bisogno vitale. Con l'accademia le mie prospettive sono cambiate e, grazie alle sorprese della vita e dei maestri che ho incontrato, le priorità sono diventate altre e ho provato e trovato anche diversi metodi espressivi (il teatro, la scrittura).
Per anni però non ho dipinto, se non per lavoro.
Intendo quel dipingere "urgente" e forsennato, che ti toglie il respiro. L'espressione di ciò che è individuale ma che fa da specchio al respiro comune.
Questa piccola tavoletta di legno è il prodotto di quello stato d'animo che mi ha spinto a prendere in mano il pennello di nuovo, dopo che ero morta e risorta, per raccontare qualcosa che mi stava accadendo. E che in seguito ho scoperto di condividere con numerose altre donne.
Si tratta di quello smarrimento, quella consapevolezza di non poter fare diversamente, quello stupore di vedersi sopraffatta che accade a volte a chiunque. Ma che accade spesso a chi diventa madre.
Il tuo corpo si trasforma, le tue relazioni con il mondo si trasformano, i tuoi rapporti con te stessa si trasformano.
Fai somme, tiri bilanci, hai aspettative. Forse non tanto sul bambino quanto su te stessa.
Poi il bambino nasce e tu sei un'altra persona.
Prima eri tu, poi eri tu incinta. E dopo sei semplicemente un'altra persona.
Te lo richiede il bambino, te lo richiede la società, tu lo richiedi a te stessa.
Qui, in questo fantastico mondo occidentale tu sei LA MADRE. Sei la madre che rinuncia al lavoro, che cucina, che lava i panni, che si occupa dell'igiene del bambino, che sa cosa fare sempre.
Nessuno ti obbliga a farlo, lo vuoi tu. Decidi che per forza devi prenderti una pausa dal lavoro, decidi che il tuo compagno non sarebbe in grado di fare tutto quello che tu invece sai sicuramente fare, decidi che è giusto così.
Ma intanto muori. Non hai tempo per altro, non hai testa per altro. La stanchezza, gli ormoni, la responsabilità. Tutto sopra di te, intorno a te e dentro di te. Come se il tuo seno pieno di latte fosse la metafora dei tuoi doveri.
Ebbene sì, non tutte siamo votate a fare le madri così come ancora è intesa la madre nella cultura italiana.
Cultura italiana, politica italiana, lavoro italiano.
Ancora mi raccontano che al momento dell'assunzione qualcuno ti fa firmare un foglio in cui dichiari che se rimani incinta dai le dimissioni. Ancora le assistenti sociali ti umiliano quando ti dicono che il tuo lavoro non è "classificato" e non ti spetta neanche la maternità che danno alle casalinghe. Ancora i nidi costano una follia per cui non ti conviene andare a lavorare. Ancora sembra a tutti più giusto che tu stia a casa mentre al lavoro ci va tuo marito. Ancora non troviamo i fasciatoi nei bar. Ancora ti guardano se allatti in un locale pubblico.
Ancora troppe cose che ti annullano in quanto donna e ti fanno sopravvivere solo perchè madre.
E ben vengano queste nuove famiglie, in cui con due padri o due madri si stabiliscono equilibri più umani, liberi da questi stereotipi maschio/femmina.
Io sono sopravvissuta, perchè passata la bufera tante madri riescono a recuperare se stesse.
E qualcuna prova a raccontarlo.
SILVIA SPAGNOLI